Oggi scambiamo pensieri e opinioni con Andrea Chiecchi, ingegnere aerospaziale, Direttore Commerciale di IMESA SpA.
Andrea “atterra” in IMESA nel 2018, dopo esperienze nella meccatronica, nella meccanica e nell’automotive.
Come descriveresti l’anno 2020 lavorativamente parlando?
DENSO è sicuramente la prima parola che mi viene in mente.
Il 2020 è stato per me un anno impegnativo. Mi guardo indietro e rivedo le giornate scorrere veloci, con il cervello costantemente in ON fino a sera quando ormai completamente svuotato non desideri altro che il letto. La pandemia ci ha costretti ad un anno decisamente impattante sulle nostre vite e sul nostro lavoro.
L’impegno maggiore è stato il coniugare un obiettivo di revenues con l’implementazione e la messa a terra di tutti i progetti lean e di conversione della value proposition, per far sterzare la nave IMESA verso la nuova direzione scelta.
Siamo molto soddisfatti: non solo abbiamo sostanzialmente tenuto sul fronte dei fatturati, ma siamo riusciti anche a far cominciare la “virata” di IMESA verso una nuova identità, usando nuovi standarwork, riorganizzando funzioni e processi, diffondendo e facendo interiorizzare al personale nuove metodologie, più efficienti e appaganti sul piano professionale, oltre che valorizzanti su quello personale.
Imesa sta cambiando da una gestione famigliare ad una manageriale, basata sulle competenze: sin dall’inizio, il mio ruolo è stato anche quello di sparring partner con la proprietà, interpretandone i desiderata e traducendoli in progetti operativi. Diciamo che, nel complesso, è stato un lavoro “a tutto tondo!”
In una situazione di “normalità”, quali sono i segreti di una gestione rete vendita di successo?
Come scegli quale modello utilizzare nella gestione della tua rete vendita?
Bisogna avere una strategia ben chiara, formulare un piano operativo e azioni che lo supportino.
Per IMESA la rete vendita è da intendersi l’insieme dello staff interno e partner esterni e per noi è fondamentale avvalersi di ottimi centri di assistenza, individuati tra i partner più strutturati e competenti, e con loro mettere in campo misure efficaci e mirate per settore e area geografica.
Un’azienda si fonda su pilastri sani e forti.
La rete vendita rappresenta una buona parte di questi pilastri e individuare quelli sui quali fondare l’attività aziendale nel mondo, richiede una buona dose di analisi e strategia.
L’obiettivo che perseguo è quello di creare una rete di partner commerciali, interni ed esterni, sempre più competenti, tenendo bene a mente che è l’utilizzatore finale delle nostre macchine che decreta il successo ultimo del produttore e dell’intera filiera distributiva.
IMESA ha, finalmente, tutto ciò molto ben chiaro e si stanno mettendo in campo grandi novità nel processo di vendita per accompagnare il nostro cliente dalla fase di innamoramento alla fidelizzazione.
Una visione romantica, inaspettata …
È vero, ma se ci pensi è proprio così che deve andare.
Perché un cliente sceglie un brand? Perché se ne innamora e si fida.
Puntiamo ad una “customer experience” che non si limiti alla ricerca di prodotto+prezzo, ma che accompagni il cliente a vivere un’esperienza gratificante, dal primo contatto in avanti.
Come descriveresti il mondo della lavanderia?
Il mondo della lavanderia è un mondo molto interessante, anche se non sembrerebbe.
Apparentemente semplice, in realtà è molto vasto ed eterogeneo.
È un mondo che coinvolge molteplici soggetti, particolarmente sfaccettato e per questo motivo lo ritengo ampiamente oggetto di una notevole evoluzione, di prodotto quanto di servizio.
Come avviene in tutti i settori nei quali la tecnologia gioca un ruolo importante, l’avvicendarsi delle generazioni porterà inevitabilmente ad un’evoluzione intrinseca della richiesta; essendo la lavanderia un bisogno poco sopra quelli primari, è naturale che dovrà anche interpretare, assecondare e cavalcare i cambiamenti della società, delle abitudini individuali: la nascita e la diffusione delle lavanderie self service nel corso degli ultimi vent’anni è solo un esempio. Farlo su scala mondiale diventa abbastanza complicato.
Nasci ingegnere, parlaci del prodotto attraverso questo filtro.
Il prodotto che ruota attorno alla lavanderia è un prodotto di media-tecnologia.
In sé non porta al risultato finale: serve la detergenza e il controllo del processo di lavaggio. Questi sono i tre pilastri fondamentali che devono lavorare in modo sinergico per contribuire al risultato finale.
Cambiamo un po’ argomento…cosa fai nel tuo tempo libero?
Se l’avessi…
Scherzi a parte, amo andare in bici (mountain bike), viaggiare in moto e camminare in montagna. Molte vite fa arrampicavo, volavo e andavo in barca.
Torniamo a lavare i panni sporchi….apriresti una lavanderia di questi tempi?
Si, certo.
La mia lavanderia ideale sarebbe una lavanderia self-service tematica che, per tipologia di macchine e cicli di lavaggio, si sposta da un lavaggio/asciugatura generico ad uno specifico.
La specificità dei cicli già si ottiene attraverso la programmazione delle macchine, ma un controllo preciso ed accurato del processo consentirebbe di perseguire la lavanderia ideale.
Specializzarsi per distinguersi.
Quanto c’è di smart in una lavatrice?
Non ce n’è ancora abbastanza.
A differenza di altri mondi della meccatronica, il mondo della lavanderia professionale non è ancora stato approcciato seriamente dall’ingegnere dei materiali; quelli oggi utilizzati sono ancora molto tradizionali. Non c’è ancora abbastanza compenetrazione tra discipline diverse, basta guardare al design medio e alle interfaccia uomo-macchina (HMI) per rendersene immediatamente conto. Vengo dall’aviazione militare: provate a vedere l’evoluzione che ha interessato, non solo la dinamica del velivolo, ma solamente il cockpit di un velivolo. Si provi a confrontare un F104 con un F35: oggi i comandi vocali, i sistemi di puntamento ottici integrati, i comandi fly by wire la fanno da padrone: si entra “dentro” il velivolo, si ragiona e si agisce sempre più in simbiosi con esso che diventa un prolungamento dei propri arti. Già si parla concretamente di BCI (brain computer interface), reti neurali bidirezionali, dove l’azionamento meccanico parte direttamente dal cervello e questi riceve stimoli dalla macchina.
I prossimi lustri vedranno sicuramente l’impiego di materiali con prestazioni di leggerezza superiori, fosse solo per un risparmio di peso, e quindi di consumi, magari bio compatibili e riciclati.
Certamente, oggi ci sono limiti tecnologici che ne condizionano l’applicazione su larga scala, ma non vedo niente di ostativo, in futuro, ad esempio, all’impiego di fibra di carbonio su tutte le strutture portanti, magari inegrate con le scocche…oggi costerebbe sicuramente una follia, ma la sua applicazione può essere il futuro.
E’ necessario perseguire la progettazione di macchine sempre più leggere, o meglio, con un sempre maggiore rapporto tra capacità e peso della macchina e, soprattutto, sempre meno impattanti sull’ambiente.
Parlando invece di elettronica: la migliore è quella che non vedi.
Quando eravamo piccoli il mondo nel 2020 veniva raffigurato molto “spaziale”.
Quanto c’è di quella visione nel mondo di oggi?
Molto poco e a mio parere non è un male.
Io vedo un mondo che cerca il giusto equilibrio tra il valore delle tradizioni e della cultura locale e l’importazione di cultura ed esperienza dall’esterno.
Mi spiego, se vado in montagna mi piace andare in una casa che profuma di legno per percepirne tutte le sensazioni, non in una bolla di vetro. A conferma di questo vi è un forte ritorno al design che associa nell’arredamento elementi naturali.
Questo non significa escludere la tecnologia, anzi, ma la tecnologia è funzionale all’uso, ad esempio attraverso l’applicazione di un sistema di riscaldamento degli ambienti efficace e rispettoso dell’ambiente, mentre la tradizione è legata al piacere e al vivere bene e con qualità.
La visione di progresso scientifico che si aveva nel film Metropolis di inizio ‘900 e proiettato nell’allora distante 2026, era una visione molto futuristica appartenente al vecchio secolo che non trova completo riscontro nella realtà odierna.
Quanto costa lavare un paio pantaloni in lavanderia?
Mmmmmmm ….. Mi pare una camicia 5 € lavata e stirata.
I pantaloni qualcosa di più.
Sono più interessato al costo che deve sostenere chi impiega la macchina.
Caruccia la vita a Verona….può costare anche meno lavare e stirare una camicia, …probabilmente le lavanderie a cui ti rivolgi non sono equipaggiate con le macchine giuste!
Un obiettivo 2021, coloriamo di positività l’anno appena cominciato.
Lavorativo: vedere finalmente partire alcuni mercati dormienti e dimostrare non solo all’azienda, ma anche a me stesso, che riusciamo a far ripartire mercati “fermi” su certi risultati.
Privato: mi piacerebbe poter gestire meglio il tempo, averne di più per pensare e sprecarne meno a spegnere incendi.
Il Primo viaggio che farai quando sdoganeranno i viaggi?
Per piacere, un fine settimana lungo in Sardegna o in Corsica, in moto ovviamente.
Per lavoro punto ad andare presto a Dubai, importante centro nevralgico del business. Salvo stop dell’ultima ora, è prevista la fiera GULFHOST in febbraio in concomitanza con GULFOOD e noi ci saremo.
A Dubai si terrà anche l’Expo, rimandato lo scorso anno ad ottobre 2021.
Sinceramente non ho mai visto un Expo, nemmeno quello di Milano.
Se ne avrai l’occasione, ti consiglio una visita, è comunque una bella esperienza.
Accetto il consiglio. Grazie
Grazie a te per la chiacchierata e buon lavoro.